{"id":119,"date":"2019-11-12T00:52:00","date_gmt":"2019-11-11T23:52:00","guid":{"rendered":"https:\/\/eticadigitale.org\/?p=119"},"modified":"2022-11-20T18:09:23","modified_gmt":"2022-11-20T17:09:23","slug":"festival-della-tecnologia-2019-gli-occhi-della-citta-e-la-ricerca-dellimprevedibile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/eticadigitale.org\/2019\/11\/12\/festival-della-tecnologia-2019-gli-occhi-della-citta-e-la-ricerca-dellimprevedibile\/","title":{"rendered":"Festival della Tecnologia 2019 \u2013 Gli occhi della citt\u00e0 e la ricerca dell\u2019imprevedibile"},"content":{"rendered":"\n

Torino<\/strong>. \u201cGrande evento\u201d, recita l\u2019opuscolo. Uno dei pi\u00f9 richiesti, tant\u2019\u00e8 che la sala \u00e8 gremita e alcune persone vengono fatte accomodare fuori per non ostruire il passaggio e le vie di sicurezza. L\u2019incontro \u2013 “Gli occhi della citt\u00e0” di sabato 9 novembre \u2013  riguarda l\u2019accoppiata uomo-tecnologia nelle citt\u00e0 attuali e del futuro, coinvolgendo personaggi da tutto il globo: il docente francese di storia e architettura del XX\/XXI secolo Antoine Picon, l\u2019architetto italiano Carlo Ratti con cattedra al MIT di Boston, e il professore cinese di architettura Li Zhang.<\/p>\n\n\n\n

Dopo una breve introduzione sulla \u201ccitt\u00e0 intelligente\u201d (smart city<\/em>) e un accenno a come possa avere derive distopiche \u2013 sistema di credito sociale cinese \u2013 il pubblico si accinge ad ascoltare la parola degli esperti. Purtroppo per\u00f2, non \u00e8 andata come speravamo, tanto che a met\u00e0 intervento causa disinformazione del professore Picon si \u00e8 deciso di uscire dall\u2019aula.<\/p>\n\n\n\n

La prima incorrettezza, nonch\u00e9 fulcro del suo discorso, la si sente quando il docente francese parla di prevedibilit\u00e0: egli afferma che, grazie al digitale, il mondo \u00e8 diventato pi\u00f9 prevedibile. Ed \u00e8 vero, abbiamo d\u2019altronde un mezzo per catalogare qualsiasi cosa, persino le interazioni umane (come i social network). Tuttavia, il professore sostiene anche che in questa prevedibilit\u00e0 si generi paradossalmente l\u2019imprevedibile. Usando come esempio l\u2019elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti.<\/p>\n\n\n\n

Si trova un po\u2019 triste che Picon sembri non aver mai sentito parlare di Cambridge Analytica, quando c\u2019\u00e8 tanto di documentario su Netflix (The Great Hack<\/em>). Un breve riassunto: un\u2019agenzia che analizza dati crea un sondaggio stile \u201cscopri che persona sei\u201d che richiede l\u2019accesso con Facebook, appropriandosi dei dati di 87 milioni di persone. Con delle banali domande identificano le opinioni della persona e, puntando sugli elettori americani indecisi, utilizzano una campagna pubblicitaria mirata (ovvero ognuno vede contenuti diversi, pi\u00f9 attinenti ai propri gusti) per trascinarli a votare Trump. Il tutto, senza che chi ha fatto il sondaggio (n\u00e9 i suoi amici Facebook, coinvolti in automatico anche senza fare il sondaggio) fosse stato a conoscenza di niente. In pi\u00f9, sempre tramite pubblicit\u00e0 mirata, le big tech<\/em> avevano un ufficio nel quartiere generale di Trump <\/a>a San Antonio<\/a> (Texas), cosa che invece la Clinton aveva rifiutato; ci\u00f2 lo aiut\u00f2 terribilmente a colmare il divario di voti. Infine, un gruppo di hacker russi \u2013 probabilmente governativi, del servizio militare segreto russo GRU \u2013 ha affossato la controparte democratica (Clinton e Sanders), bucando il Comitato della Campagna Elettorale al Congresso dei Democratici (DCCC); e un altro gruppo \u2013 anche questo probabilmente russo, i Fancy Bear \u2013 ha invece bucato il Comitato Nazionale Democratico USA (DNC) consegnando miriadi di mail a WikiLeaks. Si potrebbe obiettare che ci siano stati tentativi da parte di YouTube e Google di portare il voto verso i democratici tramite demonetizzazione di video scomodi e censura nella barra di ricerca, ma rimaniamo comunque 4 a 1. Si potrebbe anche obiettare che l\u2019imprevedibilit\u00e0 a cui si riferiva fosse quella senza il \u201csenno di poi\u201d, ovvero che sul momento quasi nessuno avrebbe potuto determinarne gli esiti, ma la seguente frase da lui pronunciata smentisce ci\u00f2: \u201cWe can use digital to increase serendipity\u201d, ovvero \u201cPossiamo usare il digitale per incrementare la meraviglia della scoperta inaspettata (serendipit\u00e0)\u201d. Tra l\u2019altro, il discorso non cambia: qualcuno aveva fatto in modo di portare pi\u00f9 acqua possibile al proprio mulino tramite manipolazione di massa; non \u00e8 un risultato del caso, bens\u00ec di campagne marketing ben studiate e sfruttamento inconscio della popolazione. La serendipit\u00e0 \u00e8 tutt\u2019altro.<\/p>\n\n\n\n

Parlando di scoperte inaspettate, prendiamo gli algoritmi di YouTube che consigliano la stessa manciata di video un po\u2019 a tutti, o che appena si apre il video di un determinato contenuto non far\u00e0 altro che proporre contenuti simili fino allo sfinimento: cosa c\u2019\u00e8 esattamente di inaspettato? Il video proposto strategicamente da un algoritmo per monetizzare la nostra attenzione? Ma quello che pu\u00f2 essere inaspettato per l\u2019utente \u00e8 in verit\u00e0 pianificato a monte. Non \u00e8 inaspettato, \u00e8 studiato per sembrare tale. \u00c8 omologazione.<\/p>\n\n\n\n

Dato che si \u00e8 citato il sistema di credito sociale cinese, ci si chiede per esempio quanta imprevedibilit\u00e0 ci sia quando si osservano le persone 24 ore su 24 per assegnargli dei punti con un algoritmo. Potremmo chiederlo agli abitanti di Hong Kong che tirano gi\u00f9 le telecamere nel loro protestare, o a questo gruppo di anarchici<\/a> che armati di rampino e bomboletta spaccavano le telecamere nella notte per le strade di Berlino (i modi di quest\u2019ultimi sono contestabili). Per logica, pi\u00f9 qualcuno\/qualcosa \u00e8 tenuto sott\u2019occhio, e pi\u00f9 sar\u00e0 prevedibile capirne il comportamento futuro come un topo in gabbia. Specialmente se si pu\u00f2 manipolare il suo comportamento senza che se ne accorga (come con Cambridge Analytica). Questa tesi non sta in piedi ed \u00e8 dannoso raccontare queste cose a un pubblico che si fida di ci\u00f2 che dici perch\u00e9 ne sai pi\u00f9 di loro.<\/p>\n\n\n\n

Andando poi avanti, il professore sembra mancare anche di conoscenze psicologiche, ma non si fa problemi a fare affermazioni. Parlando di Amazon, dice infatti che questo colosso tecnologico ci ha abituato alla gratificazione istantanea. Che se vogliamo una cosa, ci basta un click e il giorno dopo \u00e8 magicamente da noi: assolutamente vero. Aggiunge per\u00f2 che la gratificazione istantanea non \u00e8 necessariamente<\/em> positiva.<\/p>\n\n\n\n

Negli anni Sessanta venne fatto fare a dei bambini un esperimento chiamato \u201cl\u2019esperimento del marshmallow<\/a>\u201d, che a distanza di anni dimostr\u00f2 come chi riusc\u00ec ad aspettare per un premio pi\u00f9 grande (in questo caso 2 marshmallow al posto di 1 se aspettavano 15 minuti senza mangiare il primo) avesse acquisito una migliore risposta allo stress, minor possibilit\u00e0 di obesit\u00e0 e di abuso di sostanze, migliori abilit\u00e0 sociali e quant\u2019altro. In altre parole, una vita pi\u00f9 sana. E questo lo possiamo notare nella vita di tutti i giorni: avete presente quella sensazione da studenti di fare i compiti subito e poi avere il pomeriggio libero? Che all\u2019inizio \u00e8 pesante ma pensando alla ricompensa sul lungo corso ci si fa forza e, una volta finiti, si \u00e8 contenti di aver resistito? Esattamente la stessa cosa. La gratificazione istantanea non \u00e8 a prescindere<\/em> positiva, non per niente ci accade \u2013 per esempio \u2013 quando abbiamo la luna storta (tipo sapere che mangiare tre fette di torta ci far\u00e0 sentire pesanti, ma dato che abbiamo appena litigato con qualcuno non ce ne importa nulla). E questi meccanismi, insieme ad altri, sono quei trucchetti psicologici usati da molti siti per tenerci incollati nei loro spazi o per farceli aprire (“diventa magro in 7 giorni!”, “scopri subito come <qualcosa>”), che fan sembrare tutto facile, come se fare sforzi fosse diventato una cosa “di altri tempi”. Certo, questa rimane una piccolezza rispetto al discorso del prevedibile, ma ha comunque dato abbastanza fastidio da farci poi uscire una volta finito il suo discorso, che ruotava appunto su questo concetto dell\u2019imprevedibilit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

Il punto \u00e8 che quando si \u00e8 chiamati su un palco, bisognerebbe parlare di quelle che Spinoza definiva \u201cidee adeguate\u201d. Ovvero, idee che riusciamo ad avere perch\u00e9 ne abbiamo comprese le cause, idee non confuse. Quando invece un\u2019idea confusa diventa il fondamento del proprio pensiero (non mi pare abbia indagato le cause delle elezioni americane o della sorveglianza di massa) e si decide di spiegarla alla gente, si sta, volontariamente o meno, facendo del male a quelle persone. Come in questo caso.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Serendipit\u00e0, gratificazione istantanea e idee confuse<\/p>\n","protected":false},"author":4,"featured_media":120,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":"","_share_on_mastodon":"1"},"categories":[4,67],"tags":[],"blocksy_meta":{"styles_descriptor":{"styles":{"desktop":"","tablet":"","mobile":""},"google_fonts":[],"version":6}},"share_on_mastodon":{"url":"","error":""},"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/119"}],"collection":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/users\/4"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=119"}],"version-history":[{"count":1,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/119\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":1838,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/119\/revisions\/1838"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/media\/120"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=119"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=119"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=119"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}