{"id":130,"date":"2020-01-20T10:29:59","date_gmt":"2020-01-20T09:29:59","guid":{"rendered":"https:\/\/eticadigitale.org\/?p=130"},"modified":"2022-11-20T18:09:23","modified_gmt":"2022-11-20T17:09:23","slug":"chi-guarda-i-cinesi-il-partito","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/eticadigitale.org\/2020\/01\/20\/chi-guarda-i-cinesi-il-partito\/","title":{"rendered":"Chi guarda i cinesi? Il Partito"},"content":{"rendered":"\n

Questo articolo \u00e8 il primo di una serie di 2. In questa occasione si vuole dare un quadro generale dell\u2019utilizzo della tecnologia in Cina, trattando poi di due casi specifici \u2013 quelli della minoranza musulmana degli uiguri e del Tibet \u2013 nel secondo.<\/em><\/p>\n\n\n\n

La tecnologia \u00e8 uno strumento, n\u00e9 giusta n\u00e9 sbagliata. Come con un coltello possiamo decidere se affettare del pane o accoltellare qualcuno, con la tecnologia possiamo decidere se creare strumenti che aiutino le persone o strumenti che facciano loro del male. In questo caso, a ripresa di un precedente articolo<\/a> sulla quasi necessit\u00e0 di sentirsi rassicurati dalle telecamere, parleremo di come l\u2019accentramento di potere (un regime totalitario) misto a milioni di telecamere e un notevole progresso tecnologico abbiano tramutato il barlume di libert\u00e0 gi\u00e0 fioco di un\u2019intera nazione, la Cina, in un lontano ricordo. Attenzione: non si sta insinuando che prima dell\u2019avvento delle telecamere la Cina fosse un paese libero e democratico, basti guardare al 1978 per le politiche del figlio unico che port\u00f2 le donne alla sterilizzazione forzata<\/a> e allo sterminio delle figlie femmine (con conseguente tratta di \u201cspose schiave\u201d<\/a> dai paesi del sud-est asiatico). N\u00e9 si vuole insinuare che il resto del mondo sia rosa e fiori. Quello che si vuole affermare \u00e8, invece, come certi strumenti (telecamere, telefoni, internet) stiano venendo usati per aggravare la situazione, in una mania del controllo al quale lo stato cinese non vuole venire meno. E che no, la situazione negli Stati Uniti non \u00e8 comparabile a quella cinese.<\/p>\n\n\n\n

Telecamere<\/h3>\n\n\n\n

La nostra storia inizia nel 2005 con il progetto Skynet. Skynet aveva l\u2019obiettivo di riempire di telecamere tutte le aree urbane e industriali entro il 2020. La copertura della capitale Pechino fu per esempio ultimata nel 2015, per un totale n<\/a>el 2017<\/a> di 176 milioni di telecamere sparse nella nazione, ovvero una ogni 8 persone. CCTV, un\u2019emittente cinese, faceva notare<\/a> all\u2019epoca come 20 milioni di quei 176 fossero in grado di riconoscere veicoli e distinguere l\u2019et\u00e0, il sesso e l\u2019abbigliamento dei passanti in tempo reale, tramite un\u2019intelligenza artificiale. Queste funzioni venivano impiegate \u2013 e tuttora vengono impiegate \u2013 per esempio per multare<\/a> chi non attraversa sulle strisce, senza risparmiare loro un\u2019umiliazione pubblica sui grandi schermi della citt\u00e0 per accentuare il senso di vergogna. Intelligenze artificiali, chiariamo, non proprio ottimizzate, in quanto non sono mancati casi<\/a> dove persone ritratte nelle pubblicit\u00e0 sulle fiancate dei bus siano state scambiate per pedoni.<\/p>\n\n\n\n

Nel frattempo gli anni passano e la tecnologia avanza, dacch\u00e9 a settembre 2019 viene annunciata in Cina una telecamera da 500 megapixel<\/a> in grado con un singolo scatto di applicare il riconoscimento facciale a decine di migliaia di persone in uno stadio. Per identificare le persone, sia in questo caso che in quello dei pedoni, \u00e8 necessario dall\u2019altra parte qualcosa con cui fare il confronto (come sappiamo che ad attraversare \u00e8 stato Tizio piuttosto che Caio?). Ovvero, per fare quello che fanno, queste telecamere devono<\/em> essere connesse a un database contenente i volti di tutti i cittadini. Ad agevolare inoltre il controllo, misure che richiedono o eseguono il riconoscimento facciale stanno prendendo sempre pi\u00f9 piede, come all\u2019entrata del parco naturale di Hangzhou<\/a>, o quando si vuole un nuovo piano di telefonia mobile<\/a>.<\/p>\n\n\n\n

Tornando a Skynet, nel 2018 si decise di convergerlo nel progetto Sharp Eyes<\/a>. Quest\u2019ultimo, nato nel 2011, si rif\u00e0 al detto maoista \u201cpeople have sharp eyes<\/em>\u201d (la gente ha una buona vista), incoraggiando gli abitanti delle campagne a sorvegliare i propri concittadini per ridurre le spese sulla sicurezza. Se prima Sharp Eyes era spionaggio vecchio stile, con l\u2019ibridazione di Skynet \u00e8 diventato digitale: ora le persone possono infatti connettersi alle telecamere dei loro paesini dalle loro TV e dai loro telefoni, per contribuire a un miglior monitoraggio e segnalare i sospetti. Di particolare rilevanza \u00e8 ci\u00f2 che succede nella citt\u00e0 di Linyi<\/a>, nella provincia dello Shandong, dove ogni giorno a mezzogiorno degli altoparlanti trasmettono un messaggio per spronare gli abitanti a partecipare nella denuncia dei crimini. Per raffozare l\u2019idea, sono stati stampati 40 milioni di volantini anticrimine, 25.000 poster e diverse pubblicit\u00e0 sparse tra mezzi pubblici e grandi schermi. Solo a Linyi nel 2018 si contavano 360.000 telecamere, per un totale di quasi 3 milioni nella provincia dello Shandong.<\/p>\n\n\n\n

Il quadro dunque \u00e8 quello di una propaganda volta a esasperare il concetto di \u201csicurezza\u201d e di \u201cgiustizia\u201d, dove monitorare \u00e8 preventivo e dove lo stato \u00e8 quasi una figura paterna che salva dal male; come ha dichiarato infatti Wang Yujun, segretario municipale del Partito Comunista di Linyi: \u201cPer rimuovere il male una chiave esiste: affidarsi totalmente al governo\u201d. Narrazioni come queste rendono purtroppo inevitabili paragoni con mondi distopici come 1984 <\/em>di George Orwell, <\/em>che funzionava in modo molto simile: schermi per monitorare i cittadini (se la TV \u00e8 connessa alla telecamera alla quale lo stato ha accesso, \u00e8 probabile che abbia accesso anche alla TV), cittadini che monitorano altri cittadini, poster e pubblicit\u00e0 che ricordano di rigare dritto e in ultimo la paura di essere osservati e giudicati per tutto ci\u00f2 che si fa. Ma spingiamoci oltre, su un mezzo che Orwell non aveva immaginato nel suo futuro distopico: quanta libert\u00e0 c\u2019\u00e8 nella rete?<\/p>\n\n\n\n

Internet<\/h3>\n\n\n\n

Era il 1994 quando internet arriv\u00f2 in Cina… e il 1996 quando i primi tentativi di censura vennero applicati.
Due anni dopo, nel 1998, quando
la soppressione del Partito Democratico Cinese<\/a> fece parlare di s\u00e9, la censura internet come la conosciamo oggi prese vita sotto il nome di Progetto Golden Shield (scudo dorato). Sotto l\u2019ingegnere Fang Binxing la Cina costru\u00ec svariati modi<\/a> per controllare il traffico internet in entrata e in uscita, in quello che \u00e8 stato poi definito Great Firewall<\/a> (la Grande Muraglia Digitale, tuttora attiva), con il compito di decidere quali siti potevano passare e quali no. \u00c8 per questo che siti come Twitter, Facebook, YouTube, ma anche siti di testate giornalistiche come il New York Times ed emittenti televisive come HBO (qui<\/a> una lista dettagliata) non funzionano in Cina. Un caso a parte \u00e8 invece Google che nel 2006<\/a> ha aderito a portare una versione autocensurata di s\u00e9, che non produceva risultati quali Piazza Tiananmen 1989. Il motto \u201cDon\u2019t be evil\u201d della compagnia americana ha lasciato alquanto a desiderare in un tira e molla<\/a> \u201ccensura ok-censura non ok\u201d fino a dicembre 2018. O anche la Microsoft con Skype<\/a>, che pur di espandersi sul mercato non si \u00e8 fatta problemi a lavorare con una compagnia cinese per una versione a parte, che rispondesse alle leggi cinesi di raccolta dati e che applicasse censure quando necessario.<\/p>\n\n\n\n

Il controllo del traffico non era comunque sufficiente: notando che internet era un ottimo mezzo per la libert\u00e0 d\u2019espressione e la crescita di idee differenti da quelle del Partito, nel 2004 la Cina si mobilit\u00f2 con un esercito digitale di persone chiamate wu mao dang<\/em>, il \u201cgruppo da 50 centesimi\u201d. Queste persone fanno due cose: segnalano chi non segue le leggi cinesi online, e sviano le discussioni rendendole \u201cpro\u201d Partito. Nel 2013 erano stimati a 2 milioni, e nel 2016 postavano circa 446 milioni di commenti l\u2019anno<\/a>. Si ricorda inoltre che dal 2013 la pena per creare post non in linea con l\u2019ideologia governativa che ricevono pi\u00f9 di 500 condivisioni o 5000 visualizzazioni, \u00e8 fino a 3 anni di carcere. Con metodi di interrogazione alquanto brutali<\/a>.<\/p>\n\n\n\n

Da fine 2012, con l\u2019arrivo dell\u2019attuale presidente cinese Xi Jinping, la morsa su internet si \u00e8 fatta pi\u00f9 stretta. Prima di allora infatti, i cinesi erano ancora in grado di utilizzare la rete come mezzo di collaborazione: nel 2009<\/a> Deng Yujiao, una cameriera, rifiut\u00f2 di avere un rapporto con un ufficiale del Partito, finendo per accoltellarlo e ucciderlo quando tent\u00f2 di stuprarla. Quando si seppe in giro, la rete inizi\u00f2 con lo slogan \u201cTutti potrebbero essere Deng Yujiao\u201d, con tanto di attivisti coinvolti. E pare che furono proprio queste pressioni<\/a> sull\u2019opinione pubblica che evitarono il carcere a Yujiao. Ulteriore caso fu l\u2019incidente ferroviario del 2011<\/a> a Wenzhou, che vide 40 morti e 172 feriti: dato che il governo aveva promosso l\u2019alta velocit\u00e0 come qualcosa di glorioso per la nazione, i vari media iniziarono a non parlarne \u201ccos\u00ec\u201d male. Tuttavia gli utenti di Sina Weibo, il Twitter cinese, fecero circolare le foto dell\u2019incidente sul social, diffondendo gli accadimenti nudi e crudi e lasciando poco spazio all\u2019immaginazione.<\/p>\n\n\n\n

Come si stava dicendo, da fine 2012 le cose sembrano essere peggiorate: oltre le sanzioni sopracitate che hanno spinto le persone a stare pi\u00f9 attente a ci\u00f2 che scrivono, nel 2015 un ulteriore tentativo di tagliare i ponti con ci\u00f2 che non \u00e8 la Cina \u00e8 stato fatto tramite il blocco delle maggiori VPN<\/a> (servizi internet usati, in questo caso, per scavalcare la muraglia digitale). E, dato che la gente usa ironicamente Winnie The Pooh per riferirsi a Xi Jinping, nel 2017<\/a> spazi come il loro motore di ricerca Baidu hanno aggiunto nella lista di termini banditi l\u2019orsetto giallo (ricorda un po\u2019 Erdo\u011fan con Gollum<\/a>). Sempre del 2015 \u00e8 il famoso Sistema di Credito Sociale, una rete di punteggi che valuta le abitudini e i comportamenti dei cinesi. Questo sistema che prevede punizioni come non poter prendere i treni ad alta velocit\u00e0 e non poter andare all’estero<\/a>, per vantaggi come avere pi\u00f9 visibilit\u00e0 su app di incontri e sconti sulle bollette, dovrebbe servire<\/a> a rendere le persone e le istituzioni pi\u00f9 affidabili e aiutare a punire chi \u00e8 sulla lista nera del governo. Queste liste, chiariamo, esistevano da prima dell\u2019arrivo di internet tramite TV e giornali, ma non erano molto efficaci. Ora invece, gli identikit passano anche attraverso le pubblicit\u00e0 di TikTok <\/a>(\u6296\u97f3, duoyin<\/em> in cinese) ed essendo le persone facilmente rintracciabili grazie alla tecnologia, trovarle \u00e8 un gioco da ragazzi. Si specifica che non stiamo parlando di terroristi, ma di persone che non si comportano come il governo vorrebbe (in quanto \u00e8 il governo a scegliere cosa sia giusto e cosa no).<\/p>\n\n\n\n

Ricapitolando: la Cina ha, nel corso degli anni, costruito un enorme compartimento stagno digitale, censurando tutto ci\u00f2 che non fosse in linea con il Partito Comunista. Per aumentarne l\u2019effetto ha indetto sanzioni come il carcere e lasciato che altre persone facessero il lavoro di ricerca per loro, sviando ulteriormente l\u2019opinione pubblica con ingenti ondate di propaganda online e scoraggiando chiunque a scrivere cose contro il Partito. I comportamenti sulla rete sono poi monitorati da un sistema di credito sociale opaco con impatti sul mondo reale, con sempre pi\u00f9 aziende che aderiscono, come l\u2019app di messaggistica WeChat<\/a>. In altre parole, esprimere la propria opinione online \u00e8 proibitivo, e la realt\u00e0 viene distorta da censure sempre pi\u00f9 strette e assurde, come sensibilit\u00e0 dei leader danneggiate da Winnie The Pooh.
Si vuole concludere il tutto parlando di telefonia, l\u2019ultima ipotetica frontiera per un dialogo libero.<\/p>\n\n\n\n

Telefonia<\/h3>\n\n\n\n

Nel 2015 nella regione dell\u2019Anhui si contava un database di 70 mila campioni vocali<\/a>. Con metodi opachi<\/a> riguardo l\u2019ottenimento di tali campioni, utilizzati per migliorare la tecnologia di riconoscimento vocale del Progetto Golden Shield sopracitato, questi sono stati usati (e forse usati ancora) nelle normali chiamate<\/a> nel tentativo di scovare dissidenti e criminali senza alcun preavviso. Questo \u00e8 aggravato soprattutto nella regione autonoma dello Xinjiang dove, nel 2016, sono stati installati 14 nuovi modi per collezionare campioni vocali e facciali<\/a>. Un report<\/a> del 2017, al contrario, narra della raccolta dei campioni per motivi preventivi di antiterrorismo.<\/p>\n\n\n\n

Per quanto riguarda i telefoni invece, l\u2019app ufficiale del Partito Comunista \u00e8 stata trovata a raccogliere dati e a inserire accessi remoti<\/a> (backdoor<\/em>) con permessi da amministratore sui cellulari di chi l\u2019aveva installata, dando quindi la possibilit\u00e0 alle autorit\u00e0 di fare sul telefono infetto tutto quello che \u00e8 possibile fare con un telefono. Si potrebbe pensare che nessuno sia obbligato a installare un\u2019app simile, ma non \u00e8 cos\u00ec: l\u2019app, chiamata \u201cStudia la Grande Nazione\u201d e sviluppata dal colosso del commercio all\u2019ingrosso Alibaba, \u00e8 richiesta da alcuni datori di lavoro<\/a> pena detrazione dello stipendio. E per chi vuole dedicarsi alla professione di giornalista, \u00e8 obbligatorio superare un test sulla vita del presidente Xi \u2013 presente sull\u2019app.
Sempre parlando di app, le autorit\u00e0 cinesi
sono state trovate<\/a> a installarne una chiamata BXAQ sui telefoni Android di qualsiasi turista varcasse il confine tra il Kyrgyzstan e la gi\u00e0 menzionata regione dello Xinjiang: questa funzionava da scanner, inviando a un server i contenuti del cellulare ed eventuali \u201callarme rosso\u201d per cose non tollerate dal Partito. Nessun avviso \u00e8 mai stato comunicato, n\u00e9 prima n\u00e9 dopo l\u2019installazione.<\/p>\n\n\n\n

Il quadro dato \u00e8 alquanto chiaro: il popolo cinese non ha la bench\u00e9 minima possibilit\u00e0 di fare, dire o scrivere quello che pensa se va contro l\u2019ideologia del Partito (che \u00e8 la definizione di totalitarismo). La loro vita \u00e8 monitorata per le strade, per la rete; il telefono non \u00e8 che un ulteriore orecchio governativo. Si \u00e8 disincentivati dall\u2019esprimersi con la minaccia del carcere, nella paranoia che qualcuno \u2013 spinto da paura, da ignoranza o da lavaggio del cervello tramite propaganda \u2013 possa inoltre segnalare comportamenti sospetti. Per non lasciare vie di scampo, le identit\u00e0 online sono sempre pi\u00f9 collegate a quelle reali, e i database ampliati sempre di pi\u00f9 con il pretesto del terrorismo. Non c\u2019\u00e8, infine, possibilit\u00e0 di sentire un\u2019altra bandiera, perch\u00e9 lo Stato si guarda bene dal lasciare spiragli per qualsiasi cosa  che non rientra nella sua visione. In un quadro del genere, se niente cambia, le future generazioni nasceranno, vivranno e moriranno dentro un enorme filtro. Anzi, questo gi\u00e0 succede<\/a> con i pi\u00f9 giovani, che non sanno cosa sia successo nel 1989 in Piazza Tiananmen.<\/p>\n\n\n\n

A proposito di cose che non rientrano nella visione statale, la seconda parte indagher\u00e0 proprio ci\u00f2: di variabili fastidiose e di come siano state soggiogate dallo stesso abuso tecnologico. Del Tibet e dello Xinjiang. Vai alla seconda parte<\/a><\/p>\n\n\n\n


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Su come la Cina controlli e filtri tutta la sua rete internet e telefonica<\/p>\n","protected":false},"author":4,"featured_media":131,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":"","_share_on_mastodon":"1"},"categories":[67,7],"tags":[18,48],"blocksy_meta":{"styles_descriptor":{"styles":{"desktop":"","tablet":"","mobile":""},"google_fonts":[],"version":6}},"share_on_mastodon":{"url":"","error":""},"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/130"}],"collection":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/users\/4"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=130"}],"version-history":[{"count":1,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/130\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":1839,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/130\/revisions\/1839"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/media\/131"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=130"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=130"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/eticadigitale.org\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=130"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}