{"id":160,"date":"2020-03-16T11:30:27","date_gmt":"2020-03-16T10:30:27","guid":{"rendered":"https:\/\/eticadigitale.org\/?p=160"},"modified":"2022-11-20T18:09:23","modified_gmt":"2022-11-20T17:09:23","slug":"covid-19-come-la-censura-e-le-sanzioni-stanno-uccidendo-gli-iraniani","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/eticadigitale.org\/2020\/03\/16\/covid-19-come-la-censura-e-le-sanzioni-stanno-uccidendo-gli-iraniani\/","title":{"rendered":"COVID-19: come la censura e le sanzioni stanno uccidendo gli iraniani"},"content":{"rendered":"\n

Lo scorso novembre i rincari della benzina hanno portato gli iraniani in piazza a protestare<\/a>: per sedare la rivolta l\u2019Iran riusc\u00ec a staccare il 95% di internet per alcuni giorni. Nel 2009 invece, a causa delle proteste nate dopo le presidenziali, fu tagliato l\u2019accesso a siti come Twitter e Facebook, ancora oggi inaccessibili.<\/p>\n\n\n\n

La censura in stati autoritari come l\u2019Iran \u00e8 di casa, tanto che nel 2011 fu avanzata per la prima volta la rete intranet Halal Net<\/a> \u2013 ovvero un internet locale, in questo caso controllato dal governo. Internet viene infatti considerato uno strumento troppo prezioso per farne a meno, dacch\u00e9 alcuni stati come l\u2019Iran, la Russia, la Corea del Nord e la Cina hanno puntato a tamponare il problema creando una rete tutta loro (in Corea del Nord e in Cina sono gi\u00e0 attive e prendono il nome rispettivamente di Kwangmyong e Grande Muraglia Digitale). Ad aggiungersi a ci\u00f2 si ha un quadro geopolitico fatto di sanzioni nei confronti dell\u2019Iran da parte degli Stati Uniti, interrotte nel 2015 ma ripristinate nel 2018<\/a> quando il presidente americano Trump aveva sostenuto di avere le prove \u2013 mai dimostrate \u2013 che l\u2019Iran avesse violato l\u2019accordo sul nucleare.<\/p>\n\n\n\n

L\u2019arrivo del COVID-19 in un paese in simili condizioni non ha portato nulla di buono: partendo dalle sanzioni, una cosa che noi diamo per scontata come la mappa dei contagi della Johns Hopkins che appare ogni giorno sui notiziari e che \u00e8 accessibile da chiunque per vedere qual \u00e8 la situazione globale, non \u00e8 invece accessibile nel paese<\/a>; questo perch\u00e9 la mappa \u00e8 sviluppata da Esri, una compagnia californiana che, a causa delle sanzioni, viene bloccata automaticamente in Iran. Il presidente del National Iranian American Council, Jamal Abdi, descrive le sanzioni come pressanti<\/a>, accusandole di limitare da anni l\u2019approvvigionamento alle risorse sanitarie (risorse che oggi servono pi\u00f9 che mai). Questi comportamenti, continua, non hanno portato la gente a chinare la testa, bens\u00ec hanno portato il governo iraniano a esercitare maggiore repressione, paranoia e sotterfugi per spingere la linea dura.<\/p>\n\n\n\n

Cos\u00ec facendo, la narrazione dello stato come forte e indipendente porta a minimizzare i problemi interni, e a silenziarli quando possibile. \u00c8 questo infatti quello che \u00e8 successo con i contagi del COVID-19, con un approccio simile al dottore Li Wenliang di Wuhan, che fu ammonito per diffondere il falso<\/a> (che non esisteva un nuovo virus) finch\u00e9 non fu pi\u00f9 possibile trattenere la notizia.<\/p>\n\n\n\n

Stando a un medico informatore, il 22 febbraio le forze armate dell\u2019Islamic Revolutionary Guards Corp hanno proibito a dei medici iraniani di diffondere i dati riguardo il virus<\/a>, minacciandoli. Nel frattempo il governo aveva istituito una centrale di disinformazione che ha portato a decine di arresti, mentre il Ministro della Salute Iraj Harichi dichiarava che la quarantena \u00e8 una misura da et\u00e0 della pietra<\/a> \u2013 quest\u2019ultimo \u00e8 risultato positivo il giorno dopo. La disinformazione effettivamente non si \u00e8 fatta mancare<\/a>, ma \u00e8 difficile comprendere in un governo autoritario quanto il concetto di disinformazione sia stabile o, al contrario, venga piegato da chi sta al potere per silenziare opinioni scomode.<\/p>\n\n\n\n

Un esempio pratico lo si trova nella notte a cavallo tra il 2 e il 3 marzo. Nella citt\u00e0 di Qom, origine del focolaio, era morto da poco uno dei consiglieri personali dell\u2019ayatollah Khamenei \u2013 la guida religiosa dell\u2019Iran. Per sedare eventuali proteste e contatti con l\u2019esterno, la versione di Wikipedia in lingua farsi non \u00e8 risultata accessibile da computer per 24 ore<\/a> (si ipotizza una svista per non aver bloccato anche quella via telefono), mentre svariati operatori telefonici sono stati disconnessi per circa un\u2019ora nella notte. Al sorgere del sole l\u2019ayatollah Khamenei ha poi tranquillizzato la popolazione<\/a>, dicendo che il nuovo coronavirus non \u00e8 \u201cquesto gran problema\u201d e invitando i cittadini alla preghiera in quanto \u201cpregare pu\u00f2 risolvere molti problemi\u201d.<\/p>\n\n\n\n

Sempre nella stessa giornata, i telefoni degli iraniani sono stati raggiunti da una notifica che li invitava a scaricare un\u2019app<\/a> per illustrare le probabilit\u00e0 di aver contratto il COVID-19. L\u2019app pone domande sulla vita della persona per capire, per esempio, con quanta gente \u00e8 entrata in contatto di recente. Tuttavia, Nariman Gharib, un ricercatore di sicurezza iracheno residente a Londra, ha analizzato l\u2019app e ha scoperto che tra i suoi componenti ce n\u2019\u00e8 uno per monitorare la posizione GPS. Questo componente \u2013 il termine tecnico \u00e8 \u201clibreria\u201d \u2013 \u00e8 lo stesso che viene usato dalle applicazioni di fitness per capire esattamente di quanto ci si sta muovendo. Il sospetto \u00e8 quindi che questi dati \u2013 il sondaggio e gli spostamenti \u2013 vengano collezionati dal governo per stringere ulteriormente la presa al comando. A calcare l\u2019ipotesi ci pensa la casa produttrice dell\u2019applicazione: la Sarzamin Housmand, precedentemente Smart Land Strategy, nonch\u00e9 colei che nel 2018 cre\u00f2 una versione filogovernativa dell\u2019app di messaggistica Telegram, dopo che l\u2019Iran band\u00ec l\u2019uso di quella ufficiale. Nel frattempo Google ha rimosso l\u2019app<\/a>, chiamata AC19, dal Play Store con l\u2019accusa di spionaggio e tracciamento dei dissidenti, come fece con i cloni di Telegram al tempo.<\/p>\n\n\n\n

Per quanto riguarda invece la comunicazione dei dati, sono molteplici le fonti e le stime che sostengono che l\u2019Iran stia comunicando dati notevolmente pi\u00f9 bassi dei reali. Sui social network si vedono infatti reportage di locali con sacchi di cadaveri negli<\/a> ospedali<\/a>, persone avvolte in tute anticontagio che seppelliscono bare e, da satellite, cimiteri inutilizzati fino ad ottobre dell\u2019anno scorso che hanno iniziato a riempirsi tutto d\u2019un colpo. Il futuro infine non prospetta nulla di buono, in quanto il 21 marzo prender\u00e0 piede il Nowr\u016bz, la festa nazionale che in Iran viene considerata importante tanto quanto il Natale da noi. Un utente su Reddit<\/a> la descrive come un insieme di baci, abbracci, visite e stuzzichini, spiegando che la nonna media iraniana si metter\u00e0 a piangere se dovessero vietarle ci\u00f2, iniziando a farsi compatire dagli altri che, essendo un popolo di fatalisti, avrebbero non pochi problemi morali nel decidere se assecondarla o meno.<\/p>\n\n\n\n

La situazione in Iran \u00e8, insomma, allarmante. Per quanto il paese abbia proposto misure come 100GB di internet gratuito<\/a> e abbia disposto soldati per le strade, i cittadini rimangono tagliati fuori dal mondo, pressati esternamente dalle sanzioni americane e internamente da un governo che non vuole allentare la presa. Bisognerebbe tuttavia ricordare ad entrambe le parti che il COVID-19 non prende posizioni di partito e non danneggia solo i pi\u00f9 deboli; che questi giochi di potere in una condizione simile sono come un boomerang, che pu\u00f2 tornare in faccia a tutti quanti. E che rendere le persone consapevoli di quello che succede \u00e8 il primo passo per capire come muoversi efficacemente.<\/p>\n\n\n\n

Foto in anteprima: Motjaba Mosayebzadeh su Unsplash<\/a><\/em><\/p>\n\n\n\n


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