{"id":2779,"date":"2023-04-26T19:31:16","date_gmt":"2023-04-26T17:31:16","guid":{"rendered":"https:\/\/eticadigitale.org\/2023\/04\/26\/in-etiopia-facebook-ha-ignorato\/"},"modified":"2023-04-26T19:31:16","modified_gmt":"2023-04-26T17:31:16","slug":"in-etiopia-facebook-ha-ignorato","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/eticadigitale.org\/2023\/04\/26\/in-etiopia-facebook-ha-ignorato\/","title":{"rendered":"\ud83c\uddea\ud83c\uddf9 In Etiopia, Facebook ha ignorato le richieste di rimozione di contenuti inneggianti all’odio. Poco dopo, una persona \u00e8 stata uccisa"},"content":{"rendered":"
Nell’ottobre 2021, su Facebook diventarono virali dei contenuti di diffamazione e odio, nei riguardi del professore universitario Meareg Amare. Cinque settimane dopo, questo venne ucciso.<\/p>\n
In un Paese diviso da una guerra civile, Amare era stato bollato come un antagonista: nonostante le varie richieste di tirare gi\u00f9 i contenuti da parte di uno dei soci di Facebook, questi sono rimasti sulla piattaforma anche a distanza di un anno – mentre la famiglia del professore preparava una causa contro Meta.<\/p>\n
Berhan Thyne, dell’associazione Access Now, fa notare come la moderazione di Facebook in certi Paesi si affidi a una rete volontaria con poche risorse: cos\u00ec facendo, l’azienda paga solo una frazione di quello che pagherebbe assumendole, probabilmente incentivata dal fatto che i ricavi provenienti da certi Paesi sono alquanto bassi (se si escludono Europa e Nord America, l’azienda incassa solo il 10% dal resto del globo).<\/p>\n