{"id":391,"date":"2020-07-19T18:03:38","date_gmt":"2020-07-19T16:03:38","guid":{"rendered":"https:\/\/eticadigitale.org\/?p=391"},"modified":"2022-11-20T18:11:41","modified_gmt":"2022-11-20T17:11:41","slug":"covid-19-nei-paesi-senza-privacy-e-informazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/eticadigitale.org\/2020\/07\/19\/covid-19-nei-paesi-senza-privacy-e-informazione\/","title":{"rendered":"COVID-19: nei paesi senza privacy e informazione"},"content":{"rendered":"\n

Sar\u00e0 capitato un po\u2019 a tutti in questi mesi di sentir parlare di Immuni, l\u2019app che in Italia ha lo scopo di tracciare i malati di COVID-19 nel pieno rispetto della privacy. Quello di cui invece si \u00e8 sentito parlare meno \u00e8 il lavoro che c\u2019\u00e8 stato dietro, tra ricercatori, attivisti, associazioni, politici e tanti altri, che hanno fatto in modo che il diritto alla privacy venisse messo al primo posto e che le informazioni venissero scambiate liberamente, in Italia come in altri paesi dell\u2019Europa. Si tende a non fare caso a certi sforzi perch\u00e9 finch\u00e9 le cose vanno per il verso giusto, semplicemente non ci si pensa. \u00c8 per questo motivo che abbiamo voluto fare un resoconto \u2013 probabilmente non esaustivo \u2013 di ci\u00f2 che \u00e8 accaduto in alcuni paesi, dove la privacy \u00e8 passata in secondo piano e\/o dove la censura (anche digitale) ha oscurato notizie chiave per la salute delle persone. Di quello che pu\u00f2 succedere quando privacy e libert\u00e0 d\u2019informazione vengono meno.<\/p>\n\n\n\n

Armenia<\/strong> <\/p>\n\n\n\n

A fine marzo \u00e8 stata varata una legge che obbliga i gestori telefonici a informare gli enti statali<\/a> degli spostamenti dei singoli e del loro registro chiamate. Questi enti hanno anche accesso ai dati sanitari confidenziali dei pazienti e dei loro contatti, fino a fine pandemia.<\/p>\n\n\n\n

Cambogia<\/strong> <\/p>\n\n\n\n

Le leggi passate a inizio aprile per contrastare il COVID-19 si sono rivelate una censura della stampa e dei social network<\/a> con conseguenti arresti per chi dissente col governo.<\/p>\n\n\n\n

Cina<\/strong> <\/p>\n\n\n\n

Dei distretti hanno installato autonomamente telecamere all\u2019interno di alcune abitazioni<\/a> da febbraio, privando di intimit\u00e0 i residenti. C\u2019\u00e8 stato il tentativo di censurare la direttrice del dipartimento ospedaliero delle emergenze di Wuhan che era stata ammonita per denunciare il COVID-19, fallito<\/a> grazie alle traduzioni creative di alcuni cinesi per evadere il sistema di censura nazionale cinese. Non \u00e8 andata altrettanto bene a una coppia cinese, arrestata presumibilmente per aver pubblicato sul sito GitHub articoli censurati dal governo<\/a> riguardo il virus. O a Li Wenliang, il medico che il virus lo ha scoperto, che era stato prima ammonito e poi reintegrato<\/a> quando la notizia non era pi\u00f9 contenibile \u2013 ora defunto. O ancora alla scomparsa nel nulla di Chen Qiushi, giornalista che documentava la situazione a Wuhan e che ha criticato pesantemente il governo con il suo emblematico video: \u201cnon ho paura neanche della morte, pensate abbia paura del Partito Comunista Cinese?<\/a>\u201d, pubblicato subito prima della scomparsa. <\/p>\n\n\n\n

Anche le cifre del contagio risultano altamente inverosimili se comparate con quelle di tutto il resto del mondo: uno studio<\/a> dichiara infatti che, solo nella provincia dell\u2019Hubei (la pi\u00f9 colpita, dove \u00e8 situata Wuhan) gli ammalati dovrebbero essere circa 2,2 milioni, 30 volte in pi\u00f9 delle cifre riportate dai media di propaganda cinese. Anche la metodologia adottata risulta incoerente con i numeri: da una parte Pechino dichiara di non aver avuto nuovi casi per 55 giorni, ma dall\u2019altra parte ha impiegato misure \u201cda tempi di guerra<\/a>\u201d al segnalare i 106 nuovi contagi al mercato di Xinfadi. Non \u00e8 inoltre mai mancata occasione dei media locali per dare la colpa a chiunque non fosse la Cina stessa<\/a>: l\u2019Europa, la Russia, \u201cgli stranieri\u201d, o persino il salmone importato<\/a> \u2013 e i pesci non possono contrarre il virus.<\/p>\n\n\n\n

Corea del Sud<\/strong> <\/p>\n\n\n\n

Nonostante dispongano di una legge per la privacy, le autorit\u00e0 pubbliche possono scavallarla per interessi pubblici (come la pandemia) dal 2015<\/a>, quando scoppi\u00f2 l\u2019epidemia di MERS. I coreani sono tracciati<\/a> usando persino i movimenti delle loro carte e le telecamere di sorveglianza, e parte del tracciamento \u00e8 condiviso pubblicamente, come sesso, nazionalit\u00e0, spostamenti ed et\u00e0. Questo ha anche portato alcuni contagiati a essere stigmatizzati<\/a>.<\/p>\n\n\n\n

India<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Il governo ha ordinato di monitorare gli impiegati con un\u2019app<\/a> a causa del COVID-19, senza che nessuno fosse a conoscenza del suo funzionamento. L\u2019obbligo dell\u2019app \u00e8 stato poi ampliato in pi\u00f9 campi<\/a>, e quando son state trovate delle falle il governo se n\u2019\u00e8 lavato le mani.<\/p>\n\n\n\n

Iran<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Come gi\u00e0 spiegato<\/a> in un precedente articolo, le sanzioni americane hanno impedito di vedere la mappa dei contagi in primis. L\u2019app per il COVID-19 \u00e8 poi stata realizzata da un\u2019agenizia filogovernativa e trovata a registrare anche il pi\u00f9 piccolo movimento del GPS, senza che nessuno potesse sapere davvero come funzionasse. Non \u00e8 mancata l\u2019accusa di censura<\/a> da parte di un medico informatore dove sarebbe stato proibito ai medici di diffondere i dati riguardo al virus, da parte dell\u2019Islamic Revolutionary Guards Corp. E da satellite, sono inoltre state registrate immagini di cimiteri riempiti a velocit\u00e0 che non coincidevano coi numeri riportati.<\/p>\n\n\n\n

Israele<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Per monitorare i contagi, Israele ha usato gli strumenti dello Shin Bet – l\u2019antiterrorismo del Paese – sui suoi stessi cittadini<\/a>. Alla decisione di prolungare la sorveglianza, l\u2019opposizione ha definito i metodi \u201cda Corea del Nord<\/a>\u201d.<\/p>\n\n\n\n

Montenegro<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Il Corpo Internazionale di Coordinamento per le Malattie Infettive ha pubblicato su internet<\/a> nome, cognome e comune di residenza dei singoli casi COVID-19.<\/p>\n\n\n\n

Pakistan<\/strong><\/p>\n\n\n\n

I dettagli di tracciamento COVID-19 risultano non chiari<\/a>, e sono in mano a un\u2019agenzia che \u00e8 stata pi\u00f9 volte vittima di furti di dati.<\/p>\n\n\n\n

Regno Unito<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Il sistema sanitario nazionale ha scelto di collaborare con <\/a>Palantir<\/a>, una compagnia statunitense di big data <\/em>per immagazzinare i dati sensibili dei cittadini, incluso il quadro clinico. Il contratto fu inizialmente di una sterlina, cosa che lasci\u00f2 molte perplessit\u00e0 su come avrebbe guadagnato l\u2019azienda, ed \u00e8 stato rinnovato recentemente<\/a> per altri 4 mesi al costo di 1 milione.<\/p>\n\n\n\n

Immagine di copertina:<\/em> realizzata da noi partendo da quelle di Brandon Holmes<\/a> e visuals<\/a><\/em><\/p>\n\n\n\n


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