Il canale YouTube People Make Games ha portato alla luce come Valve, conosciuta principalmente per essere dietro alla piattaforma Steam, spinga lɜ giocatorɜ al gioco d’azzardo e non faccia nulla per contrastarlo.
Il primo passo sono le casse a sorpresa (o lootbox), che vengono date allÉ™ giocatorÉ™ giocando a determinati titoli Valve: queste casse contengono oggetti casuali puramente estetici per personalizzare il proprio personaggio. Tuttavia, per aprirle serve una chiave, acquistabile esclusivamente con soldi veri (come vincere la possibilità di acquistare un gratta e vinci).
Ciò che si ottiene si può poi convertire in soldi nel mercato interno di Valve, ma se scommettere sulle casse non dovesse più essere abbastanza, si può passare al livello successivo: usando il proprio profilo Valve (e portafogli associato), lÉ™ giocatorÉ™ può affacciarsi su una galassia di siti di terze parti che fungono da veri e propri casinò. Qui i contenuti estetici diventano fiche da riconvertire poi in soldi nel mercato Valve: si possono usare per puntare su scommesse, seguirne il valore che oscilla, e ritentare la fortuna (dimostrazione che non servivano NFT e blockchain per fare speculazione finanziaria); il tutto senza veri controlli d’età.
La comunità scientifica concorda sul fatto che chi si dà al gioco d’azzardo mentre il cervello è ancora in sviluppo, ha molte più probabilità di sviluppare una dipendenza col tempo. Nonostante ciò, sono proprio YouTuber e streamer famosÉś che promuovono questi siti (talvolta essendo l’AD dell’azienda e truccando i risultati) verso il loro pubblico in parte minorenne. Queste tipologie di ludopatie, inoltre, non sono molto riconosciute, rendendo ancora più difficile per chi casca nel tunnel delle scommesse chiedere e ricevere aiuto. Al tempo stesso, Valve non lo reputa davvero un suo problema, ragionando in un’ottica ultraliberale che le permette di avere anzi più utenza, che scopre la piattaforma anche attraverso i siti di scommesse.
“Quando entro nelle riunioni delle aziende videoludiche per parlare di dipendenza e casse a sorpresa, mi sembra di stare nelle stanze degli anni ’70 con le compagnie di tabacco che si raccontano come fumare non causi il cancro”, commenta l’avvocato Ryan Morrison. Nel video, le interviste a soggetti che hanno sviluppato una dipendenza si sprecano