Con il ritorno del fondatore Jamie Siminoff, il citofono “intelligente” Ring (Amazon) ha rilanciato strumenti che permettono alla polizia di chiedere direttamente le registrazioni dell’utenza e persino di ottenere accesso in diretta ai dispositivi.
Questa mossa segna una netta inversione rispetto alle riforme degli ultimi anni, quando la società aveva interrotto le collaborazioni ufficiali con le forze dell’ordine e introdotto la crittografia end-to-end – anche a seguito di alcuni scandali.
In passato, infatti, la polizia aveva utilizzato dei filmati Ring per monitorare proteste e/o ottenere informazioni senza consenso legale, trasformando i citofoni in dispositivi di sorveglianza capillari.
L’azienda si dichiara inoltre pronta a gettarsi sull’IA, da applicare a sistemi di riconoscimento facciale e analisi video predittiva, rischiando di esacerbare il livello di sorveglianza di cui già dispone.
A livello normativo, la situazione resta incerta. L’intervento dell’agenzia governativa del Paese per la tutela dei consumatori aveva costretto Ring a introdurre maggiori tutele sulla privacy in passato, ma il ritorno a pratiche aggressive mostra quanto fragile sia la garanzia dei diritti individuali.