Dopo l’inchiesta di inizio agosto da parte del Guardian, Local Call e +972 Magazine, che ha rivelato come la tecnologia fornita da Microsoft permetta ad Israele di accelerare le sue meccaniche di apartheid prima e genocidio ora, lavoranti Microsoft hanno occupato una piazza della sede principale di Microsoft, a Redmond.
La piazza, rinominata dal gruppo in protesta “Piazza dellÉś bambinÉś palestinesi martiri”, chiede l’immediata interruzione di ogni forma di cooperazione con lo stato d’Israele. Vuole inoltre che l’azienda riveli tutti i suoi legami con lo stato ebraico, chiedendo infine un cessate il fuoco e la libertà di parola per discorsi e iniziative pro Palestina. Tali richieste prendono vita dal movimento “Niente Azure per l’apartheid” (Azure è il servizio offerto da Microsoft a Israele), movimento nato da impiegatÉś Microsoft nel maggio 2024.
Niente Azure spinge per quella che definisce un’Intifada operaia, annunciando nel suo recente comunicato pubblico: “Microsoft e i suoi vertici hanno sfruttato il nostro lavoro per consolidarsi come colonna verterbrale tecnologica della macchina genocida israeliana, che ricatta, sequestra, massacra e mutila milioni di palestinesi. In cambio, questi stessi vertici si intascano miliardi di dollari promuovendo e sostenendo il progetto coloniale israeliano di genocidio, apartheid, migrazione forzata, pulizia etnica e crimini di guerra, che hanno messo e continuano a mettere in pericolo l’autodeterminazione e la stessa esistenza del popolo palestinese”.
In risposta, la polizia di Redmond ha arrestato 18 manifestanti con una serie di capi d’accusa, tra cui l’aver vandalizzato la scritta Microsoft con della vernice rossa, a simboleggiare il sangue. Microsoft continua infine a sostenere che non sapeva per cosa venisse usata esattamente la sua tecnologia, anche se un’analisi del contesto e dell’organo di spionaggio israeliano con cui collabora, misto alle prove e alle fonti consultate, rende tale affermazione alquanto difficile da credere.