Nell’ottobre 2021, su Facebook diventarono virali dei contenuti di diffamazione e odio, nei riguardi del professore universitario Meareg Amare. Cinque settimane dopo, questo venne ucciso.
In un Paese diviso da una guerra civile, Amare era stato bollato come un antagonista: nonostante le varie richieste di tirare giù i contenuti da parte di uno dei soci di Facebook, questi sono rimasti sulla piattaforma anche a distanza di un anno – mentre la famiglia del professore preparava una causa contro Meta.
Berhan Thyne, dell’associazione Access Now, fa notare come la moderazione di Facebook in certi Paesi si affidi a una rete volontaria con poche risorse: così facendo, l’azienda paga solo una frazione di quello che pagherebbe assumendole, probabilmente incentivata dal fatto che i ricavi provenienti da certi Paesi sono alquanto bassi (se si escludono Europa e Nord America, l’azienda incassa solo il 10% dal resto del globo).