🤖 L’automazione non ci ha reso liberɜ dal lavoro, né dallo sfruttamento

Nel dibattito su automazione e intelligenza artificiale si sente spesso parlare di “sostituzione dei lavoratori”, ma il vero effetto è un lavoro più duro e peggio retribuito.

Jason Resnikoff, professore di Storia contemporanea all’Università di Groninga, smonta il mito dell’automazione come liberazione: le macchine non eliminano il lavoro umano, lo intensificano.
Il motivo? Le macchine frammentano i lavori qualificati per sfruttare manodopera meno costosa, accelerano i ritmi produttivi e camuffano l’esternalizzazione del lavoro verso paesi a basso salario.
In realtà, quindi, tecnologia e manodopera a basso costo camminano mano nella mano per massimizzare i profitti, non il benessere.

Resnikoff critica il termine “automazione” come copertura ideologica: una scusa per peggiorare le condizioni di lavoro e aumentare il controllo. Il mito del progresso tecnologico come destino inevitabile è utile solo alle aziende.

Il professore propone non utopie robotiche, ma politiche reali: sindacati forti, stato sociale robusto, servizi pubblici accessibili. Il reddito universale non basta: serve uno stato sociale che garantisca dignità, indipendentemente dal lavoro.

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