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🇮🇹 Digitalizzare INPS, Inail e Istat sembra essere stato solo un immenso spreco di soldi

La società 3-i spa nasceva con l’idea di unificare le competenze informatiche di INPS, Inail e Istat sotto un unico tetto. Un progetto ambizioso, pensato per creare una società pubblica dedicata allo sviluppo software per modernizzare la pubblica amministrazione, in linea con gli obiettivi del PNRR e lanciato durante il governo Draghi.

L’entusiasmo iniziale si è però presto scontrato con rallentamenti operativi e mancate decisioni politiche. In tre anni, la società è rimasta poco più di un guscio vuoto, con più amministratori e sindaci che dipendenti (quattro presidenti, più un direttore generale). Sopravvive solo grazie a dinamiche politiche e veti incrociati.

Ogni tentativo di darle una direzione concreta è finora fallito. L’unica grande novità è il cambio di nome, da 3-i spa a Indata Pa spa. Una modifica solo formale, che non cambia lo stato delle cose e che si aggiunge alla già frammentata e inefficiente gestione dell’informatica pubblica. Anche perché, ad oggi, nemmeno all’interno del governo è chiaro chi ne abbia davvero la responsabilità.

https://lespresso.it/c/politica/2025/4/22/3-i-spa-solo-presidenti-indata-pa-inail-istat-inps/53807

🤖 L’automazione non ci ha reso liberɜ dal lavoro, né dallo sfruttamento

Nel dibattito su automazione e intelligenza artificiale si sente spesso parlare di “sostituzione dei lavoratori”, ma il vero effetto è un lavoro più duro e peggio retribuito.

Jason Resnikoff, professore di Storia contemporanea all’Università di Groninga, smonta il mito dell’automazione come liberazione: le macchine non eliminano il lavoro umano, lo intensificano.
Il motivo? Le macchine frammentano i lavori qualificati per sfruttare manodopera meno costosa, accelerano i ritmi produttivi e camuffano l’esternalizzazione del lavoro verso paesi a basso salario.
In realtà, quindi, tecnologia e manodopera a basso costo camminano mano nella mano per massimizzare i profitti, non il benessere.

Resnikoff critica il termine “automazione” come copertura ideologica: una scusa per peggiorare le condizioni di lavoro e aumentare il controllo. Il mito del progresso tecnologico come destino inevitabile è utile solo alle aziende.

Il professore propone non utopie robotiche, ma politiche reali: sindacati forti, stato sociale robusto, servizi pubblici accessibili. Il reddito universale non basta: serve uno stato sociale che garantisca dignità, indipendentemente dal lavoro.

https://www.guerredirete.it/lautomazione-non-ci-ha-reso-liberi-dal-lavoro-e-dallo-sfruttamento/

🕵️ Il Regno Unito vuole prevedere i crimini con l’intelligenza artificiale

Il Ministero della Giustizia britannico sta sviluppando un algoritmo per identificare individui “a rischio” attraverso l’analisi di dati personali provenienti da polizia, tribunali, vittime e anche cittadinɜ che hanno chiesto aiuto, alla ricerca di segnali predittivi di comportamenti violenti.

Il progetto, Predictive Risk Assessment Initiative (PRAI), ne sostituisce un precedente (OASys) che aveva dato risultati deludenti nella stima del rischio di recidiva. Il sistema utilizza dati di varia natura, dal nome al sesso, data di nascita, con informazioni sanitarie, tra cui disturbi mentali, dipendenze, fino ad arrivare episodi di autolesionismo.

Statewatch UK, ONG che si occupa di libertà civili, diritti umani e standard democratici, ha sollevato forti preoccupazioni in quanto vengono analizzate anche persone senza precedenti penali, rischiando di trasformare innocenti in sospettɜ.

https://www.theguardian.com/uk-news/2025/apr/10/predictive-policing-has-prejudice-built-in

🖨 Il caso HP e le cattive pratiche dell’industria delle stampanti

HP è da tempo al centro di polemiche per i suoi aggiornamenti software che, invece di migliorare i prodotti, finiscono per danneggiarli. Moltɜ utenti ricordano ancora i casi in cui stampanti perfettamente funzionanti hanno smesso di accettare cartucce compatibili non originali dopo un aggiornamento. Oggi però la situazione è ancora più grave: diversɜ clienti segnalano che un recente aggiornamento ha compromesso il funzionamento delle loro stampanti, anche se utilizzavano prodotti originali HP.

Il problema ha colpito alcuni modelli dopo un aggiornamento automatico rilasciato a marzo. Dopo l’installazione, le stampanti hanno iniziato a mostrare errori e a rifiutare il toner, lasciando molte persone (e uffici) senza un dispositivo funzionante. E non è la prima volta: già in passato HP aveva dovuto affrontare critiche simili per altri modelli.

In risposta, diversɜ clienti hanno deciso di cambiare marca, scegliendo produttori concorrenti come Brother—anche se pure quest’ultima è finita sotto osservazione per problematiche simili.

https://arstechnica.com/gadgets/2025/03/firmware-update-bricks-hp-printers-makes-them-unable-to-use-hp-cartridges/

🇮🇳 Portatili Frankenstein: come in India si sta ridando vita ai vecchi dispositivi

Piccole officine in India hanno dato vita ai “portatili Frankenstein”, portatili composti dalle parti riciclate di vecchi dispositivi. Il costo di un frankenstein si aggira attorno ai €100, 8 volte in meno rispetto al prezzo medio di un portatile nuovo: in India tale divario può far la differenza nel poter continuare a permettersi un corso di studi, senza contare che il riuso delle parti di dispositivi contribuisce a diminuire i rifiuti elettronici.

Le aziende che producono tali dispositivi, tuttavia, tentano in ogni modo di rendere i loro prodotti irriparabili, così da forzare l’acquisto dell’ultimo arrivato e complicare la vita a chi tenta di ripararli. L’uso di viti personalizzate e lo scarso accesso ai pezzi di ricambio sono alcune dellle strategie impiegate (abbiamo parlato del diritto alla riparazione qui).

Inoltre, per ottenere parti riciclate bisogna rovistare tra i rifiuti ed entrare in contatto con elementi come piombo, mercurio e cadmio, tossici per la salute. Se venissero impiegate protezioni adeguate questo non sarebbe un problema, ma in un Paese dove a rovistare sono anche minorenni, le protezioni non sono all’ordine del giorno. “Tossisco molto”, ammette un diciottenne. “Ma che ci posso fare? Questo lavoro dà da mangiare alla mia famiglia”.

https://www.theverge.com/tech/639126/india-frankenstein-laptops