Test universitario online CISIA: perché è inadeguato e non andrebbe fatto

Dal software con scopi commerciali Zoom sino agli sbarramenti economici

L’anno scorso il CISIA (Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso) era presente in 104 facoltà universitarie italiane, erogando per loro il test d’ingresso TOLC (Test OnLine CISIA). L’iscrizione a questo test d’ingresso fece già all’epoca parlare di sé, in quanto un utente su Reddit denunciava che nell’iscrizione veniva richiesto obbligatoriamente un dato biometrico.

Dopo ulteriori indagini e aver contattato direttamente il DPO del CISIA Biagio Depresbiteris per delucidazioni, risultò che il famoso dato era una fotografia dell’alunno, che sarebbe stata immagazzinata per un massimo di 3 anni e che sarebbe stata utilizzata “soltanto per rendere più efficace, sicuro e veloce il riconoscimento dello studente” durante il test. La foto sarebbe infatti apparsa a schermo sui computer della prova, permettendo ai commissari di sala di verificare la corrispondenza tra studente e immagine. Il DPO dichiarò inoltre che non sarebbe stata trattata da software di nessun tipo (di conseguenza neanche quelli di riconoscimento facciale).

Etica Digitale all’epoca non disponeva dei mezzi per poter verificare tutto ciò, tant’è che a parte congetture personali come “è davvero necessario caricare la foto online? Che problemi porta il sistema attuale con la carta d’identità mostrata sul posto? Si sta esponendo la privacy dello studente inutilmente? Non richiede più tempo il dover allegare la foto rispetto al metodo precedente?” non potemmo fare altro. Tuttavia, a meno di un anno di distanza il CISIA torna tra le segnalazioni con quello che è stato il suo adattarsi all’emergenza COVID-19: il TOLC@CASA.

TOLC@CASA è un test d’ingresso adottato da alcune facoltà che ne permette lo svolgimento da casa propria tramite la piattaforma Zoom e un’impostazione particolare della stanza. Nel PDF chiamato “Configurazione Stanza TOLC@CASA, Prove ed Esigenze di Rete” infatti, vengono indicati i requisiti per sostenere il test e su come lo studente dovrà vestirsi, prepararsi e comportarsi per risultare idoneo.

Partendo dal software utilizzato, Zoom è stato nel mese d’aprile travolto da articoli su articoli riguardanti le falle non solo sul lato privacy, bensì anche su quello della sicurezza, tanto da rischiare una causa. Per via di ciò, i ban alla piattaforma non si sono fatti aspettare, sia da aziende come l’americana SpaceX che ha dichiarato a riguardo “gravi preoccupazioni”, sia dalle scuole di interi stati come Singapore. Di suo, la ditta di Zoom è subito corsa ai ripari fermando tutte le nuove funzioni in programma per 90 giorni e concentrandosi sull’aspetto della sicurezza; tuttavia, sull’adeguatezza del suo operato c’è discordanza fra gli esperti, che oscillano tra “uno dei migliori” e “caz**te ipocrite”, dove quest’ultimi incolpano l’azienda di essersi preoccupata di ciò solo perché aveva iniziato a fare troppo rumore — al posto di progettare un sistema incentrato sulla privacy fin dall’inizio. Quest’ultimo punto è infatti corroborato dalla policy dell’azienda, che dichiara di utilizzare i dati raccolti con strumenti di tracciamento come Google Analytics, cookie e fingerprinting anche per fini commerciali. In altre parole, il CISIA sta – volontariamente o meno – mercificando l’esperienza scolastica degli studenti.

Per quanto riguarda lo svolgimento della prova invece, lo studente dovrà sedersi in una stanza dotata di un’unica porta, con abbastanza luce e con il cellulare alle sue spalle che inquadra – appunto – le sue spalle, la porta, il computer e la scrivania. In altre parole, Zoom girerà sul telefono che funzionerà da telecamera per i commissari di sala. Il CISIA consiglia anche di non tenere elementi personali nella stanza come libri o testi sacri per preservare la privacy dello studente, cosa che però viene abbastanza vanificata da quanto dimostrato nel paragrafo precedente. A ciò bisogna aggiungere la raccomandazione di disattivare l’antivirus per permettere agli strumenti offerti dal CISIA di girare indisturbati qualora potesse dare problemi: indagando il codice della simulazione non abbiamo trovato nulla di strano se non commenti… creativi, ma rimane la domanda se verranno aggiunti o meno programmi nella prova ufficiale e se di conseguenza saranno a codice aperto per garantire allo studente che fanno solo quello che dichiarano di fare.

Codice della simulazione del CISIA che recita “Da aggiustare nel cazzo di Opera (?!)” (Opera infatti non è elencato nel PDF tra i browser accettati)

I requisiti poi diventano un vero e proprio ostacolo per chi vuole sostenere la prova: al di fuori della stanza idonea e dell’hardware come avere un PC e un telefono abbastanza recenti che già possono essere limitanti, il problema principale giace nella connessione richiesta: almeno 600kbps in upload. In questi ultimi mesi, i rallentamenti alle connessioni internet sono all’ordine del giorno in quanto siamo stati costretti – chi più, chi meno – fra le mura di casa, tanto che in misura preventiva anche Netflix e YouTube hanno ridotto la qualità dei propri video per evitare sovraccarichi (non disponiamo di dati alla mano, ma invitiamo il lettore a fare mente locale della sua esperienza quotidiana). Senza contare inoltre chi risiede in alcuni paesi lontani dalla città, dove i problemi di connessione persistono da anni.

Per ovviare a ciò, il CISIA ha dichiarato sul suo blog che chiunque non possa sostenere TOLC@CASA, avrà la possibilità di svolgere il normale TOLC nei mesi a venire direttamente presso le sedi universitarie. E che se ciò non fosse comunque possibile, che si adopereranno per trovare soluzioni efficaci. Il nostro dubbio, data questa affermazione, è: perché allora non rimandare il tutto in quei mesi a venire?

Nonostante tutte le misure adottate infatti (come non poter indossare abiti con grandi tasche dove riporre oggetti), non sarà comunque impossibile per lo studente imbrogliare – e pensare che nessuno lo farà equivale a essere ingenui. Per esempio, se si abita al piano terra e la stanza dispone di una finestra, basterà avere una persona al di fuori di essa che legga le domande sullo schermo, ne cerchi la risposta su internet e la comunichi nei modi più creativi (come colpi di tosse, rumori o cartelloni con risposte). In altre parole, il sistema è scavallabile e rischia di diventare una semplice gara a chi si ingegna di più.

Vale quindi la pena mercificare lo studente, non avere certezze sulla correttezza della prova, e applicare dei requisiti che funzionano da vero e proprio sbarramento economico, solo per avere una possibilità in più di tentare il test?

L’articolo è stato modificato una volta in data 07/05/2020 dopo aver controllato il codice JavaScript della simulazione CISIA


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